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Stai leggendo il capitolo:
Un po' di teoria sul tuning audio ...
Scritto da Marco
 



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Persona Titolo
Marco
30/1/2004
21.58.38
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3,1 Che cosa significano quelle sigle che definiscono gli altoparlanti?

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La ''sensibilità d'ingresso'' è il livello di pressione sonora (SPL) che il driver produrrà applicandogli 1Watt di potenza elettrica. La frequenza di quest'ultima è di solito 1kHz, a meno che non si stia misurando un altoparlante particolare. Questa rilevazione si effettua ponendo un microfono alla distanza di un metro dall'altoparlante. Dal modo in cui si rileva si capisce perché la sensibilità sia normalmente definita come dB per Watt per metro: dB/Wm. Solitamente la sensibilità dei diffusori per impiego car è intorno ai 90 dB/Wm, anche se alcuni subwoofer e trombe superano i 100dB/Wm. In ogni modo, alcuni fabbricanti non usano testare con potenze di 1W, specialmente i Woofer con bassa impedenza. Piuttosto, usano una tensione test continua che produce valori di sensibilità più impressionanti per l'acquirente finale.
''Risposta in Frequenza'' di un altoparlante si riferisce alla gamma di frequenze che lo stesso può riprodurre ad una determinata potenza.
''Impedenza'' è l'impedenza del driver (vede Sezione 1.1), tipicamente 4 ohm, sebbene alcuni subwoofer possano essere ad 8 ohm e certi, d'importazione Giapponese, a 6 ohm.
''Potenza Continua Ammessa'' è la potenza massima applicabile con continuità al driver. Questa sigla indica quanta potenza si può applicare al driver per periodi molto lunghi di tempo senza problemi di rottura della sospensione, surriscaldamento dell'avvolgimento o altri spiacevoli inconvenienti.
''Potenza di Picco'' o '' Potenza musicale ammessa'' è la potenza massima sostenibile dal driver.
Questa sigla indica quanta potenza è possibile applicare all'altoparlante per brevissimi periodi senza distruggerlo.
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3,2 Sono migliori i componenti separati dei fullrange o coassiali? [JSC, DK]
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Solitamente sì. Usare componenti separati permette di posizionare i diffusori in maniera indipendente e più oculata al fine di ottenere un miglior controllo dell'immagine. I risultati migliori si raggiungono posizionando il medio e il tweeter il più vicino possibile. In questo modo si cerca di approssimare il più possibile il sistema con due trasduttori alla sorgente puntiforme. Con quest'ultimo termine s'intende una sorgente di suono che emette da un unico punto. Un sistema così costituito permetterebbe di ricreare al meglio sia la timbrica sia l'immagine dell'evento riprodotto. Siccome non esiste un altoparlante in grado di riprodurre l'intera gamma di frequenze udibili dall'orecchio umano, occorre utilizzare almeno una coppia di altoparlanti, woofer e tweeter, per ottenere tale risultato. Nella riproduzione home, non si hanno grandi problemi nel posizionamento degli altoparlanti, ma in auto le cose si complicano. Cercare quindi di posizionare il tweeter è il medio il più vicino possibile permette di semplificare di molto la taratura dell'impianto e quindi la resa finale.
Per applicazioni posteriori, nel caso non se ne potesse proprio fare a meno, possono andar bene anche dei coassiali, visto che non ci sono problemi d'immagine. Ad ogni modo, è molto comune usare un filtro passa basso per gli altoparlanti posteriori (solitamente a 2500 Hz). L'installazione di trasduttori posteriori è intesa a produrre ''ambienza''. Le frequenze alte (superiori a 2500 Hz) possono confondere il fronte sonoro, creando la spiacevole sensazione che la musica provenga da dietro.
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3,3 Quali sono le marche migliori marche di diffusori? [Papy]

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Ognuno tende emotivamente a magnificare la propria marca, in particolar modo di diffusori, così domandare qual é il ''migliore'' non porta a risposte concordanti. Occorre inoltre tener presente che il miglior altoparlante è quello che si adatta meglio alle proprie esigenze. In genere molti di noi valutano buone le seguenti marche: Boston Acustic, MB Quart, RCF, Hertz, Focal, Dynaudio, JL, Tec by Vifa, Ciare, ESB, Technology, RES audio.
La maggior parte di noi concorda che siano da evitare i diffusori Giapponesi. Occorre inoltre rilevare che i diffusori italiani, o in genere europei, sono ritenuti altrettanto validi, se non in molti casi superiori, a quelli statunitensi.
Attenzione comunque a non farsi ingannare semplicemente dal marchio !!! Non è insolito infatti per alcune case dal nome altisonante, sfruttare il proprio nome per inserire in fascia ''entry level'' dei prodotti che sono indegni di stare persino sui banchi dei supermercati.
Come abbiamo spesso ripetuto quindi, fidatevi soprattutto delle vostre orecchie e cercate se vi è possibile di ascoltare i componenti


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3,4 Che cosa significano quelle sigle che descrivono le caratteristiche degli amplificatori?

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''Risposta in frequenza'' di un amplificatore:
Un amplificatore è in grado di amplificare un segnale presente in ingresso. L'intervallo di frequenze (banda) che vengono amplificate è definito come ''risposta in frequenza''.Verso gli estremi di tale intervallo, il rapporto tra livello in entrata e in uscita non è più costante, inoltre la distorsione tende ad aumentare. Per convenzione, gli estremi di quest'intervallo (che rappresenta il campo di lavoro dell'amplificatore) vengono presi in corrispondenza dei punti in cui l'ampiezza del segnale in uscita è diminuita di 3db rispetto ai valori di centrobanda (il valore di riferimento è 0dB). Il grafico della banda passante di un finale è dato da una retta parallela all'asse orizzontale sul quale sono riportate le frequenze. Se la retta non dovesse presentarsi lineare significherebbe che è stata introdotta un'equalizzazione o che l'amplificatore presenta gravi difetti. Attenzione: bande passanti smisurate, ovvero che escono al di fuori dell'intervallo 20-50.000 Hz, possono risultare inutili se non addirittura dannose. Questo perché rendono l'amplificare più sensibile al generare o captare disturbi d'alta frequenza.
'' Potenza continua'' o ''Potenza nominale'':
Questo valore esprime la potenza che dell'amplificatore è in grado di esprimere su un canale quando viene collegato (pilota) ad un determinato carico (di solito quattro ohm). Questa misura viene effettuata contenendo il livello di distorsione al di sotto di una determinata soglia (di solito al massimo 1% THD) e riproducendo una certa frequenza (di solito 1KHz). Esistono vari modi per indicare la potenza di un amplificatore, ma il più comune anche se non del tutto rigoroso è esprimerla in Watt ''RMS''. Una dichiarazione completa della potenza continua dovrebbe includere tutte le seguenti informazioni, es.''20W/ch. su 4 ohm con MAGGIORE 0,03% Distorsione armonica Totale (THD), a 1kHz''. Anche se questo possa essere semplificato anche come '' 20W/ch aMAGGIORE 0,03% THD''. L'amplificatore dovrebbe anche essere in grado di sostenere questa potenza per periodi lunghi di tempo senza problemi di surriscaldamento.
A volte è possibile trovare il dato di potenza espresso come valore di picco che, nel caso in cui sia riferito a segnali sinusoidali, risulta essere il doppio di quello RMS.
Attenzione però alcuni fabbricanti di amplificatori e di autoradio esprimono a grandi lettere sui loro prodotti potenze ''musicali'' o di ''picco musicale ''. Tali valori non hanno alcun fondamento e vengono dichiarati al fine di invogliare i clienti meno esperti. È semplice verificare l'inconsistenza di un ''200 W Musicali'', quando lo stesso è dotato di un fusibile da 5A. Lo stesso discorso vale per le autoradio, nella migliore delle ipotesi i 45 W x 4 si tradurranno in 10 X 4 Watt RMS.

''Rapporto segnale/disturbo'' o ''S/N'':
È il rapporto, di solito espresso in decibel, tra la quantità reale di potenza d'uscita dell'amplificatore rispetto alla quantità di rumore estraneo presente nel segnale. Rapporti S/N tra 90 e 95dB sono generalmente considerati buoni.


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3,5 Classi di amplificatori (HO - PG)

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La modalità operativa in classe A si ha quando ambo i dispositivi d’uscita sono sempre in conduzione per l’intera durata del segnale; in riferimento ad un segnale d’ingresso sinusoidale, la modalità di funzionamento in classe A prevede che i dispositivi d’uscita siano in conduzione per tutto il periodo della sinusoide d’ingresso. In sostanza, la particolarità della classe A risiede nell’avere i dispositivi d’uscita sempre in conduzione, ovvero non c’è alcun segnale d’ingresso per il quale essi saranno interdetti. A causa di ciò, un amplificatore in classe A non può dirsi frutto di una strategia progettuale esattamente complementare, ma piuttosto si tratta di un amplificatore di tipo single-ended (ad esempio, somiglia più ad un common emitter). Tali amplificatori hanno sì il dispositivo del ramo inferiore, ma esso funziona piuttosto da generatore di corrente, non da amplificatore, come si può osservare in fig.1, nella quale è riportato un amplificatore (semplificato) in classe A.

Fig 1
Di conseguenza, la modalità di funzionamento in classe A è la più inefficiente che esista fra le possibili classi di amplificatore (A, B, AB, D), con un rendimento medio pari a circa il 20%, ripetto ad un massimo teorico del 25%; ciò significa che sui dispositivi finali si dissipa una potenza circa cinque volte superiore a quella consegnata al carico. L’andamento del rendimento per lo schema di amplificatore in classe A di cui sopra è riportato in fig.2.


Fig.2
Per questo motivo gli amplificatori in classe A scaldano veramente molto e dunque, a causa del dimensionamento dei dissipatori di potenza (alette di raffreddamento) sono generalmente grossi e pesanti. E’ opportuno ricordare che la massima dissipazione sui dispositivi finali si ha, nel caso dell’amplificatore in classe A, in assenza di segnale in ingresso. I benefici di tale configurazione risiedono essenzialmente nell’assenza di distorsione di incrocio, o distorsione di cross-over e la maggiore linearità dell’amplificatore, rispetto ad alte tipologie circuitali. Si veda, ad esempio, la fig. 3, nella quale sono rappresentati lo spettro del segnale d’ingresso (una sinusoide a 2kHz), indicato con v(10) e del segnale d’uscita, indicato con v(4).




Fig.3
L’amplificatore in classe B, un cui schema è riportato in fig.4, è, come modalità di funzionamento, l’opposto del classe A.



Fig.4
entrambi i dispositivi d’uscita non risulatano mai contemporaneamente in conduzione, ossia la corrente non fluisce in alcun dispositivo in assenza di segnale d’ingresso; per questo motivo, l’amplificatore in classe B vanta unrendimento molto elevato (il massimo teorico è pari al 78,5%) ma anche la peggiore linearità in prossimità del passaggio per lo zero del segnale (presenza di distorsione d’incrocio), come si può osservare dalla fig.5.



Fig.5
Si noti la presenza di distorsione nei multipli della frequenza del segnale d’ingresso, che è una sinusoide a 2kHz). La distorsione d’incrocio deriva dal fatto che i dispositivi finali, per segnale d’ingresso compreso fra circa -0,6 V e 0,6V, sono spenti, ovvero la sinusoide d’uscita presenterà dead-band d’ampiezza pari a circa 1,2 V. Questo problema delega l’amplificatore in classe B a tutte quelle applicazioni dove il consumo d’energia è un fattore critico ed essenziale, come ad esempio le radioline e altre apparecchiature per comunicazioni in banda audio.L’amplificatore in classe AB è un caso intermedio fra i due precedenti. Entrambi i dispositivi possono essere contemporaneamente in conduzione, e questo si ha proprio dove il classe B esibiva entrambi i dispositivi spenti (generando appunto distorsione d’incrocio). La polarizzazione dei dispositivi è tale che la corrente fluisca in un certo dispositivo d’uscita per più del semiperiodo del segnale d’ingresso, ma non per tutto il periodo di ques’ultimo.Uno schema d’amplificatore in classe AB è riportato in fig.6.


Fig. 6
L’amplificatore in classe AB è il più usato in ambito audio, grazie al ridotto tasso di distorsione offerto, come si può osservare in fig.7, dove v(10) è il segnale d’ingresso e v(4) quello d’uscita.




Fig.7
La tipologia AB+B richiede due coppie di dipositivi d’uscita, una operante in classe AB e l’altra in classe B, opportunamente comandata.
La classe C si usa a radiofrequenza limitatamente alle trasmissioni broadcast. La sua modalità d’operazione caratteristica consiste nell’avere in conduzione un dispositivo per un tempo inferiore al semiperiodo. In sostanza, ogni dispositivo è in conduzione per una frazione del semiperiodo, invece d’essere in conduzione per l’intero semiporiodo.
L’amplificatore in classe D è un amplificatore switching (o a commutazione). I dispositi finali passano rapidamente da interdizione a saturazione almeno due volte nel periodo; in teoria, dato che i dispositivi d’uscita sono o spenti o in saturazione, non dovrebbero dissipare potenza (statica, e considerando nulle le cadute in ON dei dipositivi, cioè come interruttori ideali), difatti la potenza dissipata da un dipositivo in stato ON sarebbe, nell’ipotesi di cui sopra, nulla, in quanto tutta la tensione d’alimentazione si ritroverebbe sul carico, per cui il prodotto v*i per il dipositivo di commutazione sarebbe nullo, così come se il dispositivo fosse spento, essendo attraversato da una corrente nulla (trascurando le correnti di leakage del dispositivo) darebbe luogo ancora a v*i=0. Di conseguenza, il rendimento teorico di un amplificatore in classe D sarebbe del 100%, ma a causa delle non idealità dei dispositivi d’uscita (resistenza in ON, correnti di dispersione, velocità di commutazione finita, ecc) il rendimento si attesta generalmente sul 90%.
Nota storica: l’uso originale del classe D prevedeva circuiti risonanti inuscita per rimuovere le armoniche della frequenza di commutazione dal segnale d’uscita. Oggigiorno l’uso che se ne fa è molto più vicino alla classe S.
La classe S fu inventata nel 1932, e si una sia per l’amplificazione che per la modulazione d’ampiezza. Similmente alla classe D, eccetto il fatto che si tratti di una PWM (Pulse Width Modulation, modulazione della larghezza dell’impulso), prevede che la forma d’onda di uscita sia applicata ad un filtro LPF che permette il passaggio sul carico della sola componente continua e dei segnali lentamente variabili.
Omettiamo la classe E, F, G e H per brevità della FAQ !!!


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3,5.0 Cosa significa mettere a ponte un amplificatore?[MHa]

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Collegare a ponte'' significa collegare i due canali di un amplificatore e unirli in modo tale da trasformarli in uno unico.

3.5.1 Perché mettere a ponte il mio amplificatore?
Per aumentarne la potenza. Se il tuo ampli può sopportare carichi di bassa impedenza, sarà in grado di produrre maggior potenza se messo a ponte. Teoricamente, un amplificatore ''perfetto'', che emette X watt su Y Ohm d'impedenza per ciascuno dei due canali, produrrà 4 volte X watt, a parità d'impedenza, una volta messo a ponte. Tieni presente che alcuni amplificatori si avvicinano più di altri a questo traguardo e che alcuni produttori inseriscono dei limitatori di corrente nei propri ampli. Questo permette loro di rimanere stabili su carichi difficili a scapito del guadagno di potenza.
C'e' comunque da sottolineare, che salvo particolari casi di amplificatori specificatamente progettati per lavorare su carichi pesanti, all' aumentare del carico a cui sottoporremo il ns. amplificatore , avremo anche un degrado della qualità del segnale prodotto e un minore controllo sugli altoparlanti.
Clikka qui per approfondire l'argomento.
3.5.2 Quando non è il caso di mettere a ponte un amplificatore?
Ponticellare un amplificatore può essere sconsigliabile in vari casi:
Potrebbero essere necessari entrambi i canali. L'ampli potrebbe non essere stabile sul carico presentato dagli altoparlanti se configurato a ponte. L'ampli, se ben sfruttato potrebbe fornire la potenza necessaria senza necessitare la configurazione a ponte. Una potenza eccessiva in auto è relativamente inutile e, se non si è in cerca di alte pressioni sonore, la potenza fornita in configurazione normale potrebbe essere sufficiente.

3.5.3 Cosa succede quando un amplificatore viene messo a ponte ?
In sostanza, il segnale di uno dei canali viene invertito (in controfase) rispetto l'altro, quindi i due canali sono combinati per formarne uso solo con il doppio di tensione rispetto ai canali originali.
La legge di Ohm afferma che I=V/Z dove: I è la corrente, V è la tensione, e Z è l'impedenza. Sappiamo anche che P= IV, dove P è la potenza. Se usiamo la legge di Ohm e applichiamo l'equazione alla potenza, otteniamo P=V(V/Z), che può essere riscritta come P=(V^2)/Z.
Ne consegue che la potenza è il quadrato della tensione diviso l'impedenza.
Questo è importante perché spiega ciò che accade quando un amplificatore viene messo a ponte. Esaminiamo ora un esempio pratico.
Supponiamo di avere un amplificatore a due canali che emetta 2X50 Watt su di un carico di 4 Ohm. Poiché conosciamo P e Z, possiamo applicare la nostra equazione e trovare V. 50=V^2/4, quindi V=14.1. Allo stesso modo, vediamo con una tensione di 14,1 Volt attraverso ciascun canale.
Ora, immaginiamo sempre di mettere a ponte quest'amplificatore e mettiamolo a lavorare su un carico di 4 ohm. Quando l'amplificatore viene messo a ponte, la tensione raddoppia. Poiché conosciamo la tensione (2* 14,1 volt), e l'impedenza (4 ohm), possiamo calcolare la potenza. Ricorda che P=(V*2)^2/Z. Nel nostro caso P= (28.2)^2/4, quindi 198,1 Watt. Se anziché considerare la tensione calcolata solo con la prima cifra decimale, avessimo usato il valore non approssimato, il calcolo avrebbe portato alla potenza finale di 200 Watt. Dovrebbe essere chiaro adesso che il nuovo valore della potenza è di 200 Watt, ovvero il quadruplo di un singolo canale.
Siccome P=V^2/Z, raddoppiando V la potenza quadruplica, dato che V è al quadrato nell'equazione.
Ora, tutto questo presume che l'amplificatore sia stabile in mono su 4 ohm. Il canale mono produce quattro volte la potenza di un singolo canale non ponticellato, così come produce due volte quella di due canali singoli. Ritorniamo alla prima equazione sulla potenza, all'approvvigionamento dell'ampli, vediamo P=IV. Ora, quando abbiamo fatto un ponte sull'amplificatore, noi abbiamo raddoppiato la potenza, quindi, siccome la tensione d'alimentazione dell'auto è costante, aumenterà la corrente assorbita.
Questo significa che l'amplificatore, quando funziona in mono, emetterà una potenza quadrupla rispetto alla configurazione a due canali e di conseguenza assorbirà il doppio di corrente.
Chiaramente tutto ciò comporta un grosso carico di lavoro per l'alimentatore interno all'amplificatore. Infatti, gli ampli ponticellati tendono a scaldare molto e, per questo motivo, alcuni produttori mettono un limitatore di corrente. Questo componente impedisce all'alimentatore dell'ampli di erogare correnti oltre un certo valore e, di conseguenza, limita la potenza in configurazione mono. Lo stesso ragionamento è applicabile nel caso in cui si usino altoparlanti con impedenza minore o maggiore.
Per questa ragione, un amplificatore è considerato tipicamente mono/stabile al doppio dell'impedenza alla quale è considerato stabile in stereo.
3.5.4 Mettere a ponte l’amplificatore dimezza l'impedenza degli speaker?
L'impedenza è una caratteristica fisica degli altoparlanti e non può essere modificata a piacere, tantomeno ad opera di un amplificatore. Se ricordi la sezione 4, un amplificatore a ponte su un'impedenza data eroga il doppio della corrente di quando lavora con due canali separati, ciascuno a quell'impedenza. Così, uno speaker a 4 ohm, che venga collegato ad un canale, ad un canale messo a ponte, ad un tostapane, o al muro di casa, rimane uno speaker a 4 ohm.
Occorre ricordare però che, ad impedenza costante, è più stressante per l'amplificatore pilotare a ponte piuttosto che in stereo.
Ma allora come mai allora si parla d'impedenza dimezzata?
Esiste un metodo semplice, che non è corretto, ma è facile da spiegare a chi non conosce la materia. All'incirca è così: quando colleghi a ponte l'amplificatore, ogni canale ''vede'' metà del carico presentato dall'altoparlante.
Così, se tu metti a ponte un amplificatore su 4 Ohm, ciascun canale ''vede'' 2 Ohm.
Perciò, ciascun canale produrrà il doppio di potenza e la produzione combinata è quadrupla rispetto ad un canale singolo a 4 Ohm.
Perché abbiamo detto che il metodo sopra descritto non è corretto?
Perché ciascun canale non viene usato realmente come un canale singolo. Si usa parte di un canale ed una parte invertita di un altro canale, per crearne uno totalmente nuovo: il canale a ponte. Inoltre, non c'è nessun modo per un canale di ''vedere'' solo parte di un circuito. Se è ''visto'' metà altoparlante, è ''visto'' tutto.
Quindi, è assurdo che la gente creda che l'impedenza sia realmente, letteralmente, cambiata.
Usando questo metodo, è possibile far funzionare un amplificatore stabile in mono su 4 ohm con uno speaker da 4 ohm?
Certamente, ma se noi pensassimo che l'impedenza dimezza, così come se l'altoparlante fosse diventato da 2 ohm, si potrebbe immaginare di non poterlo usare. Questo genera confusione e induce a credere che non si possano fare cose che in realtà sono possibili.
3.5.5 Posso mettere a ponte la mia radio a 4 canali ?
Generalmente no, a meno che il manuale della radio non precisi specificatamente che è possibile metterla a ponte. Quindi, tentare di fare tale operazione potrebbe danneggiare l'amplificatore interno dell'unità e invalidare la garanzia.

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3,6 Cos'è il ''mixed-mono detto anche trimode''? Il mio amplificatore può esserci messo ?[JSC, IDB]

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Alcuni amplificatori, oltre ad essere ponticellabili ed in grado di pilotare bassi carichi d'impedenza, permettono di usare la configurazione ''mixed-mono''. Questo permette di pilotare una coppia di altoparlanti in stereo e contemporaneamente uno speaker singolo in mono collegato a ponte su una coppia di canali dell'amplificatore.
Per fare questo occorre connettere a ponte lo speaker mono (tipicamente un subwoofer) all'amplificatore, si connettono quindi gli altoparlanti sinistro e destro ai rispettivi canali stereo.
Per questa configurazione, l'amplificatore deve usare entrambi i canali a ponte. Per far ciò molti amplificatori, una volta messi a ponte, ''copiano'' ed invertono o il canale sinistro o il destro. Quest'accorgimento assicura un'alta potenza d'uscita, ma elimina la possibilità di mixed mono poiché uno dei due canali viene ignorato.
Per utilizzare la configurazione mixed mono è molto importante usare crossover passivi in modo da non sovraccaricare l'amplificatore. Questo perché, usando crossover passivi, l'impedenza vista da ciascun canale dell'amplificatore è costante per l'intero spettro di frequenza.
Ecco come funziona: consideriamo un tipico amplificatore a 2 canali, stabile su 2 Ohm (stereo) o 4 Ohm (mono). Quando il subwoofer viene connesso attraverso il crossover passa-basso (per es. a 100Hz), l'amplificatore ''vede'' un carico di 2 ohm su ciascuno dei suoi canali (vedi 3.5) da 100Hz in giù. Contemporaneamente gli altoparlanti full-range sono connessi con un crossover passa-alto (per es. a 125Hz), quindi l'amplificatore ''vede'' un carico di 4 ohm su ciascuno dei suoi canali da 125Hz in su. I crossover passivi impediscono che l'amplificatore veda contemporaneamente più di un altoparlante sullo stesso canale ad una data frequenza.
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3,7 Cosa vuol dire ''stabile su 2 ohm'' ? Cos'è un amplificatore ''high-current'' ?
parte dell'articolo è tratto da http://www.eatel.net/~amptech/elecdisc/caraudio.htm e tradotto da Massimo di Natale
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Un amplificatore stabile su X-Ohm è in grado di pilotare in modo continuo carichi di X-Ohm per canale senza problemi di surriscaldamento, distorsione, ecc. Quasi tutti gli amplificatori per auto sono stabili almeno su 4 Ohm.
Alcuni sono stabili su 2 Ohm, questo significa che si possono far funzionare una coppia di altoparlanti da 4 Ohm in parallelo su ciascun canale dell'amplificatore, generando così un'impedenza di carico di 4 Ohm.
Alcuni ampli sono definiti ad ''alta-corrente'', ciò sta ad indicare che l'amplificatore è in grado di trattare grandi (relativamente) quantitativi di corrente. Questo comporta che l'amplificatore sia stabile a impedenze di carico molto basse, come 0.5 o 0.25 Ohm.
È da notare che la dicitura del carico minimo (ad es. ''stabile su 2 Ohm'') è riferita al modo stereo, quindi ad ogni singolo canale. A ponte, la stabilità totale è la somma delle stabilità dei canali individuali, quindi, nel caso di prima ''stabile a ponte su 4 Ohm''.
Qui sotto , rivisiteremo alcuni concetti base degli amplificatori e illustreremo alcune differenze tra gli amplificatori standard e quelli ad alta corrente.

INFORMAZIONI DI BASE:

L'amplificatore è alimentato dalla batteria o dal sistema di ricarica (alternatore).
L'alimentatore switching (dell'amplificatore) usa un trasformatore per innalzare la tensione proveniente dalla batteria/alternatore.
Il valore a cui viene innalzata la tensione è determinato, in parte, dal rapporto di trasformazione (rapporto tra le spire dell'avvolgimento primario e secondario, es.: 1:2, 1;4, ecc.).
La tensione alternata d'uscita del trasformatore è ad alta frequenza.
La tensione alternata è raddrizzata in tensione continua positiva e negativa.
Le tensioni continue, sono rispettivamente, superiore ed inferiore rispetto alla massa (es.: +36V e -36V rispetto a massa 0V).
I transistors finali funzionano come delle valvole elettriche. Inviano quantitativi di tensione agli altoparlanti in funzione del valore del segnale al loro ingresso.
I transistors finali non possono fornire agli altoparlanti valori di tensione superiori a quella fornita dall'alimentatore.
La potenza che può essere fornita agli altoparlanti è determinata dal valore della tensione che può essere applicata agli altoparlanti.
Se l'amplificatore ha ±30 volts (60 volts picco-picco), può fornire, al massimo, 30 volts all'altoparlante. Dalla legge di Ohm, P=E^2/R con un altoparlante da 4 ohm: P=30^2/4 P=900/4 P=225 watts di picco, 112.5 watts RMS *Tenete presente, che per le prossime formule, non sono state considerate le perdite e le inefficienze. Se prendessimo un carico da 2 ohms, con lo stesso valore della tensione di alimentazione, avremmo: P=900/2 P=450 watts di picco, 225 RMS Gli esempi precedenti dimostrano che al diminuire dell'impedenza di carico aumenta la potenza d'uscita.
Quando viene ridotto il carico da 4 ohms a 2 ohms, la corrente che scorre attraverso i transistors finali raddoppia (ignorando le inefficienze). I transistors hanno zona in cui lavorano in sicurezza che, se superata, li danneggia. Gli amplificatori ad alta corrente necessitano di una tensione di linea più bassa per ridurre la corrente che scorre sulle uscite dei transistors quando pilotano carichi a bassa impedenza. Generalmente, essi usano un numero maggiore di transistors.
Pratiche Comuni:
Molti costruttori per ridurre i costi usano il seguente metodo: se devono costruire 2 amplificatori che producono la stessa potenza (600 watts per esempio), non progettano 2 amplificatori diversi. Essi cambiano soltanto alcune parti ed hanno un altro amplificatore (es:. alta corrente). La differenza tra un amplificatore da 600 watts stabile su 2 ohms e un altro da 600 watts ad alta corrente potrebbe essere solo il trasformatore d'alimentazione (rapporto di trasformazione diverso).
L'esempio seguente mostra la differenza tra 2 amplificatori che producono la stessa potenza su 2 carichi diversi.

Esempio:
Amplificatore ad Alta Corrente:
Tensione di linea a vuoto: ± 36 volts
Tensione RMS su 1 ohm per canale: 19.6 volts
Potenza RMS su 1 ohm stereo: 384 watts
Flusso di corrente alla massima potenza: 101 ampers

Amplificatore Standard Stabile su 2 Ohms:
Tensione di linea a vuoto: ± 47 volts
Tensione RMS su 2 ohm per canale: 27.7 volts
Potenza RMS su 2 ohm stereo: 384 watts
Flusso di corrente alla massima potenza: 76 ampers

Come si può notare, l'amplificatore stabile su 2 ohms ha la tensione di linea più alta e perciò la tensione d'uscita più alta.
Entrambi producono la stessa potenza d'uscita, ma con tensioni a vuoto diverse.

Note: Dall'esempio precedente, si può notare che l'amplificatore ad alta corrente fornisce più corrente (con i 12 Volts) ma produce la stessa potenza d'uscita. Se l'alternatore non riesce a mantenere stabile il valore della tensione, con questo difficile carico, l'amplificatore ad alta corrente non sarà in grado di produrre la stessa potenza dell'amplificatore standard.


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3,8 È meglio comprare un amplificatore a due o quattro (o più) canali? [JSC, PA]
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Occorre premettere che, se si vuole ottenere prestazioni ''al top'', gli amplificatori multicanale sono generalmente sconsigliabili a causa delle evidenti limitazioni di cui soffrono, soprattutto riguardo all'inadeguatezza della sezione d'alimentazione. Va però detto che, in diversi casi, proprio gli amplificatori multicanale possono risolvere più d'una situazione e che sul mercato se ne trovano di qualità anche molto buona.
Avendo solo una sola uscita di linea disponibile e volendo pilotare due gruppi di altoparlanti con un amplificatore singolo, si possono risparmiare soldi acquistando un amplificatore a due canali stabile su due ohm piuttosto che uno a quattro canali. Facendo ciò non si potrà usare il fader per regolare il livello delle due coppie di altoparlanti (senza hardware addizionale), il fattore di smorzamento dell'ampli sarà dimezzato e l'amplificatore tenderà a surriscaldarsi richiedendo così dei ventilatori per controllarne la temperatura. Avendo risorse finanziarie scarse e una doppia uscita di linea, un amplificatore a quattro canali può dimostrarsi la scelta vincente (sempre che appunto, non si sia alla ricerca della qualità senza compromessi).
Se si desidera aggiungere un subwoofer o altoparlanti addizionali, può essere interessante l'acquisto di un amplificatore a cinque o sei canali, tenendo comunque sempre ben presenti le limitazioni di cui parlavamo sopra e che in quest'ultimo caso saranno ulteriormente evidenti.
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3,9 Quali sono le migliori marche di amplificatori? [JSC, IDB,PA]
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Come per i diffusori, tutti noi difendiamo le nostre scelte proponendole come le più corrette, così scegliere il migliore è difficile. In ogni modo, alcuni marchi offrono buone prestazioni a differenza di altri. Fra i produttori di buon livello possono essere annoverati sicuramente: Phoenix Gold, A/D/S, Orion , Zapco, Soundstream e Genesis inoltre anche alcuni amplificatori italiani, Abola, Steg, Res Audison sono ritenuti da molti validi.
Generalmente i ''buoni'' amplificatori tendono a costare più (o per meglio dire il rapporto costo/potenza e più elevato). Diffidate quindi dagli amplificatori che offrono 200W per solo 200.000 Lit..
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3,10 Cos'è un crossover Perché ne dovrei aver bisogno? [JSC]

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Un crossover è un'apparecchiatura che separa i segnali in frequenza. Un crossover ''passa-alto'' è un filtro che permette alle frequenze al di sopra di un certo valore di passare indisturbate. I segnali con frequenza al di sotto di tale valore vengono attenuati. L'entità dell'attenuazione dipende dalla pendenza di taglio. Un crossover ''passa-basso'' è esattamente l'opposto: le inferiori passano e le superiori vengono attenuate. Un ''passa-banda'' è l'unione tra un ''passa-alto'' e un ''passa-basso'', ne risulta che solo determinate frequenze possono attraversare il filtro senza essere attenuate, vengono quindi ''tagliate'' quelle superiori e inferiori.
Ci sono crossover formati da componenti puramente passivi (quindi non alimentati), per questo tipo di filtro vengono normalmente impiegati condensatori, induttori e, qualche volta, resistenze. Ci sono poi i crossover attivi, costituiti normalmente da apparecchiature elettriche alimentate. I crossover passivi vengono collegati tra l'amplificatore e gli altoparlanti, mentre i crossover attivi vengono inseriti tra la sorgente e l'amplificatore. Esistono in commercio anche dei crossover passivi impiegare sulla linea pre, quindi, come per i crossover attivi, tra la sorgente e l'amplificatore. Questi componenti non vengono utilizzati di frequente poiché la frequenza di taglio di queste apparecchiature (anche nota come ''crossover point'' definito sotto) non è ben definita. Questo perché essa dipendente dall'impedenza d'entrata dell'amplificatore e dall'impedenza d'uscita della sorgente e questi valori variano secondo i componenti impiegati. Nella maggior parte dei casi questo tipo di filtro viene realizzato su misura.
Ci sono molte ragioni per usare il crossover. Uno è evitare l'invio delle frequenze più basse agli altoparlanti più piccoli, che non sono in grado di sopportare basse frequenze. Un altro è di dividere il segnale tra gli altoparlanti dei sistemi multi-via, così che il woofer ottenga i bassi, il midrange i medi, e l'altoparlante per gli acuti (tweeter) gli alti.
I crossover sono classificati dal loro ''ordine'' e dalla frequenza di taglio.
Con ''ordine'' del crossover s'intende la pendenza d'attenuazione effettuata. Un crossover del primo ordine attenua il segnale di 6dB per ottava (passare da un'ottava alla superiore o inferiore significa raddoppiare o dimezzare la frequenza). Un crossover del secondo ordine attenua il segnale di 12dB/ottava, del terzo ordine 18dB/ottava, etc.
Con ''frequenza di taglio'' s'intende generalmente la frequenza a cui l'attenuazione è di 3dB rispetto al segnale non attenuato. Così, con un crossover del primo ordine a 200Hz l'attenuazione sarà: 3dB a 200Hz, 9dB a 100Hz, 15dB a 50Hz, etc.
Dovrebbe essere posta attenzione al fatto che la pendenza di taglio di un crossover, come definito sopra, è solo un'approssimazione. Questo problema sarà chiarito nelle revisioni future di questo documento.
La presunta impedenza di un crossover passivo è altrettanto importante. Un crossover passa-alto a 6dB/ottava a 200Hz, progettato per un altoparlante da 4Ohm, avrà una frequenza di taglio diversa se collegato ad un altoparlante con impedenza diversa da 4Ohm. Con crossover di ordine più elevato del primo, usare crossover progettati per impedenze diverse può provocare la distruzione dell'altoparlante o dell'amplificatore.
Per questi motivi è ASSOLUTAMENTE consigliabile usare crossover passivi progettati su misura.
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3,11 È meglio usare un crossover attivo o un crossover passivo?[JSC, JR, PA]

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Bisogna prima di tutto chiarire che i due tipi di crossover prevedono configurazioni d'impianto del tutto diverse tra loro. Per questo una decisione in merito alla preferibilità di uno o dell'altro non è così immediata, derivando proprio dalla filosofia di base che si è scelta in fase di progetto dell'impianto.
Entrambi i tipi di crossover svolgono fondamentalmente lo stesso lavoro, la ripartizione del segnale in gamme di frequenze ciascuna da inviare all'altoparlante più idoneo.
Si differenziano tuttavia perché i primi vanno posizionati tra l'amplificatore (uno solo) ed il sistema di altoparlanti, mentre invece i secondi sono da interporre tra la sorgente e gli amplificatori. Quest' ultimo tipo di crossover implica l'uso di tanti amplificatori quante sono le vie del nostro sistema d'altoparlanti.
Si capisce subito pertanto che i sistemi risultanti sono pesantemente diversi, anche come complessità, ingombro e costi (quest'ultimo parametro è rilevante solo per impianti di fascia medio e bassa).
In realtà i crossover attivi sono più efficienti dei crossover passivi, in quanto la tipica ''perdita d'inserzione'' (perdita di potenza dovuta all'uso di un filtro) in un crossover passivo è intorno a 0.5dB. I Crossover attivi invece hanno perdite d'inserzione più basse e la stessa può essere facilmente compensata regolando il guadagno dell'amplificatore. Inoltre, con alcuni crossover attivi, si può variare continuamente non soltanto la frequenza di taglio, ma anche la pendenza. Quest'ultima operazione per essere effettuata con un crossover passivo ne implicherebbe la sostituzione.
D'altro canto i crossover attivi hanno i loro svantaggi. Un crossover attivo può costare due o tre volte un crossover passivo (parliamo d'impianti di livello medio, in quanto, in sistemi d'altissimo livello, un crossover passivo e la sua ottimizzazione , può costare molto, ma molto di più di un crossover attivo). Inoltre, il crossover attivo è per definizione un'apparecchiatura alimentata e l'uso dello stesso eleverà il rumore di fondo del sistema, mentre i crossover passivi non comportano rumore addizionale. Infine, è opinione diffusa tra gli audiofili che il crossover passivo sia molto più ''musicale'' di quello attivo, questo soprattutto per le possibilità di essere personalizzato a seconda delle nostre esigenze e soprattutto in base alle caratteristiche del ns. impianto ed abitacolo.
Tale duttilità non è attualmente alla portata di nessun sistema attivo.
Molti comunque, trovano vantaggioso usare entrambi in sistemi che impiegano due amplificatori, uno dedicato al subwoofer e l'altro pilota medi e tweeter. Questo permette da un lato, di dare al sub la maggior potenza disponibile, dall'altro di impiegare per i medioalti un amplificatore la cui sezione di alimentazione non venga stressata dalla gravosa riproduzione dei bassi. In questo modo il crossover attivo è impiegato per inviare le frequenze basse all'amplificatore del subwoofer, mentre le altre vengono inviate all'altro amplificatore. I crossover passivi sono quindi impiegati per suddividere correttamente le frequenze per medi e tweeter.
Così, avendo a disposizione una cifra sufficiente ed essendo disposti a tollerare qualche lieve rumore in più, un crossover attivo è probabilmente la via più semplice.
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3,12 Devo comprare un equalizzatore? [papy]

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Gli equalizzatori (normalmente abbreviati con EQ) sono abitualmente usati per rifinire la taratura del sistema e dovrebbero utilizzati per questo. Gli equalizzatori non dovrebbero essere acquistati per ''pompare'' una banda e/o tagliarne un'altra. Equalizzazioni eccessive sono indice di seri problemi del sistema che non dovrebbero essere risolti con l'uso di un EQ, ma con un lavoro più radicale sull'impianto. Comunque, dovendo fare qualche piccolo aggiustamento, un EQ può essere prezioso. Qualche EQ ha un analizzatore di spettro a led integrato, che produce, per gli amanti della discoteca, qualche lucettina extra nel sistema.
Ci sono due tipi principali di EQ: da plancia e da montare occultati. L'EQ da plancia è disegnato per essere installato nell'abitacolo della macchina, vicino alla sorgente. Solitamente hanno dei potenziometri (da cinque ad undici e qualche volta di più) per le bande sul pannello frontale. L'EQ da montaggio occultato è indicato per essere regolato una volta e quindi ''dimenticato''. Quest'ultimo modello di EQ ha generalmente parecchie bande (talvolta anche trenta, ed in tal caso vengono chiamati ''a terzi d'ottava'').
Entrambi i tipi possono essere dotati di un crossover attivo interno, talvolta molto complesso (prevalentemente sono crossover per subwoofer).
Un buon equalizzatore è comunque indispensabile per chi intenda fare gare, essendo purtroppo a tutt'oggi prevista dai più importanti circuiti la prova ( a giudizio di molti inutile) RTA.
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3,13 Quali sono le migliori marche di equalizzatori? [HK]

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Generalmente, le ditte che producono equalizzatori ad 1/3 ottava (30 bande) e 2/3 ottava
(15 bande) sono le migliori. Queste sono AudioControl, USD, Phoenix Gold, Zapco. La maggior parte degli appassionati cerca di evitare gli equalizzatori con funzione ''booster''.
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3,14

3,15

3,16



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3,17 Quali sono le caratteristiche da ricercare in un sinto-riproduttore CD?

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Spesso i produttori, cercano di invogliare i potenziali clienti, offrendo un numero infinito di gadgets, quasi sempre però gli stessi , dopo gli inevitabili ''smanettamenti'' dei primi giorni, si rivelano inutili. Considerate quindi attentamente se valga la pena di spendere 2 o 300.000 lit. in piu' per comprare il modello di ''cosiddetta'' fascia superiore, che si differenzia esclusivamente per questi gadgets.
Il lettore Cd ideale , deve essere soprattutto solido, deve essere dotato di 2 coppie di uscite pre (meglio ancora se ha anche l'uscita digitale) , di una uscita di linea da almeno 2 V (meglio se selezionabile 1-5 V) e di un buon convertitore multibit ( generalmente i migliori lettori hanno il convertitore a 24 bit.).


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3,18 Quali sono le migliori (o peggiori) marche di lettori CD?

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Generalmente, Alpine, Clarion, Nakamichi, McIntosh, JVC, Kenwood e Piooneer sono considerate tra le migliori marche di Lettori CD.
Senza fare nomi, si può dire che tutti i lettori che si trovano al supermercato a prezzi irrisori (sotto le 200.000 Lit.) offrono una qualità altrettanto irrisoria.
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3,19 Ci sono alternative al frontalino amovibile ?
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A tutt'oggi il miglior sistema antifurto è il frontalino amovibile.
Un'alternativa è costituita dai sistemi Key Card, molto amati dalle case costruttrici tedesche. Alcune case Giapponesi utilizzano dei sistemi che mimetizzano il frontalino e/o permettono il ribaltamento dello stesso in modo tale da farlo apparire come un normale ''coperchio'' per il foro del vano autoradio. Entrambi i sistemi non offrono grandi garanzie di sicurezza…
Probabilmente funzioneranno con i normali ladri giapponesi e tedeschi, perché i nostrani, oltre ad aver immediatamente trovato il sistema x disabilitare/clonare la Key Card sono molto difficili da ingannare.
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3,20 Posso usare il mio lettore CD portatile in macchina? I CD non saltelleranno troppo ?
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Si può usare qualsiasi lettore CD portatile in macchina a condizione di avere a disposizione o un tape deck (CC) con l'ingresso per unità esterne, oppure occorre essere in possesso di un amplificatore con entrate a livello di linea (preferibile).
Nell'ultimo caso occorre fornirsi di un semplice adattatore Jack RCA da 1/8''e del cavo, quindi connettere il lettore CD direttamente all'amplificatore. Se invece si è in possesso di un tape deck con ingresso di linea occorre acquistare un adattatore jack da 1/8'' e connettere il CD al lettore a cassette. L'uso dell'ingresso del lettore CC sembrerebbe essere più comodo, purtroppo però c'è un problema: utilizzare il lettore CC limita la risposta in frequenza dell'unità CD, poiché la risposta in frequenza dell'unità a nastro è più ristretta. In ogni caso, occorre tener presente che i lettori CD portatili non sono stati progettati per uso automobilistico, tenderanno quindi a saltare di frequente quando usati in una macchina. I lettori CD progettati per l'uso in auto, invece, sono generalmente dotati di ammortizzatori addizionali che renderanno la testina del laser relativamente insensibile ai colpi sordi e agli sballottamenti della strada.

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3,23 quale è la soluzione migliore tra MD, DAT e DCC? [DRU]
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Il DAT è senza alcun dubbio il miglior formato attualmente disponibile per musica registrata digitalmente a 16 bit lineari e non, anche nei confronti del CD (lineari = non compressi: DAT e CD, non lineari = compressi con perdita di informazione: MiniDisc e DCC). Proprio per questo motivo le case discografiche hanno attuato un vero e proprio boicottaggio commerciale nei confronti questo formato, facendo mancare il software pre-registrato. Pertanto, a livello consumer, il DAT non ha grande diffusione e viene utilizzato solo da appassionati che non vogliono assolutamente scendere a compromessi. Il MiniDisc si è invece affermato maggiormente rispetto al DAT (almeno a livello di massa) soprattutto per questioni di praticità d'uso. Però la qualità sonora non è nemmeno lontanamente paragonabile né al DAT né al CD, dato che il MiniDisc utilizza la compressione dei dati con perdita d'informazione. La Cassetta Digitale Compatta (DCC) non ha ottenuto molto il favore del pubblico, non offrendo grandi vantaggi in termini di fruibilità e soffrendo praticamente gli stessi problemi qualitativi del MiniDisc (anche se la compressione è più blanda). La facilità d'uso sembra essere un fattore importante e il formato CD, permettendo l'accesso diretto alle tracce musicali, resta, al momento, il prodotto con maggior successo. Benché l'MD non abbia le qualità sonore del CD standard, la praticità e la facilità d'uso lo hanno reso abbastanza popolare. Il DAT resta un prodotto di tipo professionale.

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3,24 È meglio un Sinto lettore CD oppure un Changer separato? [PW, JGr]
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Occorre distinguere tra i due, il changer è in pratica un ''magazzino'' in grado di contenere fino a 12 CD. Presenta però la scomodità (essendo quasi sempre alloggiato nel bagaglio) di dover scendere dalla macchina per cambiare i CD. La procedura di cambio inoltre è quasi sempre più macchinosa rispetto un normale sinto-CD da plancia. Molti preferiscono installarli entrambi (sinto-cd e cd-changer) per avere sempre uno slot prontamente disponibile in plancia. Altri invece non intendendo rinunciare ad ascoltare le proprie compact cassette preferite, quindi accoppino il CD Changer al proprio Sintolettore a Cassette. Un'ottima alternativa è comunque presentata da alcuni lettori che permettono di avere in plancia fino a 6 CD.
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3,25 La mia radio di serie può pilotare un CD Changer? Che genere di changer può funzionare con la sorgente fornitami assieme alla macchina? [PO]

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Quasi tutti i sintolettori hanno ormai la capacità di controllare un CD Changer. Generalmente, sul frontale c'è un pulsante con la scritta ''CD'' che serve per commutare la sorgente sul changer esterno. In questa modalità alcuni pulsanti destinati ai controlli del sintonizzatore serviranno a controllare le funzioni del changer.
Sul manuale della macchina è solitamente riportato il manuale d'uso dell'autoradio di serie, consultandolo si può capire se l'unità ha questa funzione.
Una volta stabilito che la sorgente è in grado di controllare un changer, occorre sapere che tipo di changer potrà lavorare con la mia sorgente.
Molti si rivolgono al concessionario della propria macchina, che di solito propone questi componenti a prezzi altissimi (solitamente circa il doppio del prezzo di mercato).
I fabbricanti d'auto cambiano continuamente l'interfaccia tra la sorgente e il changer per costringere la propria clientela ad acquistare tutto da loro.
Ad ogni modo, con un po' di pazienza (dopo aver smontato la radio e stabilita la marca di produzione), è possibile trovare degli adattatori che permettano la comunicazione tra sorgente e i normali CD changer reperibili in commercio.
Due società che fabbricano simili adattatori sono la Precision Interface Electronics (PIE http://www.pie.net) e Peripheral Interface Components (http://www.stinger-aamp.com/peripheral/s-ind.htm). Consultando il sito è possibile sapere se esiste un adattatore per la tua radio.
I prodotti della Pie Net sono reperibili in Italia presso Bortesi Hi-Fi a Villanova di Reggiolo in provincia di ReggioEmilia. (www.bortesi.it).
Al momento, presso questo installatore, è possibile trovare adattatori e CD Changer per i seguenti modelli di automobili:
- Audi con autoradio Concert
- VW Golf/Passat con autoradio Gamma e Beta.
- VW New Beetle caricatore Panasonic 6 dischi tramite interfaccia normale.
- VW New Beetle caricatore Panasonic 8 dischi tramite interfaccia con elettronica.
- Seat (solo alcuni modelli).
- BMW modelli 99-2000 caricatore Panasonic 6 dischi tramite interfaccia.
- Ford Focus/ Fiesta mod 5000/6000/7000RDS.
- Jaguar type S caricatore Kenwood 6 dischi tramite interfaccia.
- Volvo 95-99 escluso S80.
- Chrysler/Jeep fino al 99 con tasto ''mode''/caricatore Alpine 6 dischi tramite interfaccia.
- Lancia Libra, Fiat Bravo/Marea, Fiat Punto nuova sono forniti dei caricatori Grunding o Blaupunkt che non abbisognano di interfaccia.
Per esempio molti modelli di auto tedesche montano autoradio Blaupunkt.
Così il changer da 1.200.000 Lit. che viene offerto a ''prezzo d'amico'' dal tuo rivenditore Audi è essenzialmente lo stesso reperibile a circa 400.000/500.000 Lit. dai normali rivenditori. La sola differenza è il cablaggio dell'interfaccia che spesso si limita all'inversione di due pin.
Chi fosse interessato ai dettagli può far riferimento al sito: http://integra.cyberglobe.net/caraudio/diagrams/DIN.html
Gli adattatori after-market per questa sorgente invertono semplicemente i pin così da poter usare il normale Changer Blaupunkt. Una volta conosciuta quale combinazione e quale adattatore del changer sarà idoneo si potrà ordinare il tutto per corrispondenza.
Da poco sono disponibili inoltre, dei CDchanger della Becker compatibili con i lettori di svariati modelli di auto.
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3,27 Perché mettere un canale centrale nella mia macchina, e come si fa ? [Papy]
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Se l'immagine centrale acusticamente corretta non è raggiungibile con una configurazione a due canali, l'installazione di un canale centrale può essere d'aiuto. La maggioranza delle incisioni è realizzata con due canali, quindi un sistema a due canali progettato correttamente dovrebbe poter riprodurre un'immagine centrale per com'è stata catturata durante incisione. Un canale centrale non è semplicemente la somma del canale sinistro e destro, come quando si fa un ponte su un amplificatore. In realtà esso è l'estrazione dei segnali comuni del canale sinistro e destro.
Con questo di solito s'intendono le voci e alcuni strumenti musicali.
Questi segnali saranno localizzati quindi al centro del palcoscenico virtuale, invece di ''ondeggiare come alcuni nostri politici'' tra il centro-destra e centro-sinistra del nostro cruscotto. Per creare l'immagine centrale è richiesto solitamente un processore di segnale. L'immagine dovrebbe essere inviata quindi ad un diffusore nel centro fisico del fronte della macchina, ad un livello d'amplificazione più basso rispetto gli altri altoparlanti. La gamma di frequenze corretta ed il livello della potenza dipenderanno dalla particolare installazione, sebbene un buon punto d'inizio sia un passabanda di 250-3000Hz e un livello di amplificazione di circa la metà rispetto la linea principale dei diffusori (-3db).
C'è comunque da aggiungere che la soluzione del canale centrale, e la conseguente aggiunta di un elaboratore di segnale, è poco gradita ai puristi del suono. Questi sostengono che un adeguato posizionamento dei diffusori renda inutile il canale centrale e che ogni ulteriore processo al segnale originale comporti un degradamento dello stesso. Occorre inoltre tener presente che il canale centrale, nonostante la più accurata taratura, può ridurre significativamente l'immagine stereofonica.
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3,28 Devo comprare un processore di campo sonoro ? [Papy, Gio]

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I processori di campo sonoro (anche noti come DSP) attualmente in commercio in ambito Car, se paragonati a quelli di tipo professionale sono ad avviso di molti audiofili solo dei giocattoli divertenti.
Avvisiamo pertanto chi si lascia facilmente sedurre da alcune pubblicità dove vengono promesse meraviglie, che questi oggetti, soprattutto quando installati e settati da semplici dilettanti, generalmente servono solo a far danni.
C'e' inoltre da considerare, che le scuole di pensiero (soprattutto nordeuropee ) dove tali processori vengono adottati con discreto successo, preferiscono (diversamente da alcuni installatori nostrani) impiegarli quasi esclusivamente con sistemi a 2 vie + sub, dove gli a/p delegati alle frequenze che vanno dalla mediobassa alla altissima, sono posizionati sopra al cruscotto.
Questo per ovviare al cronico appiattimento della profondità del palcoscenico sonoro che questa tecnologia comporta.
È importante tener presente che, come in tutte le cose della vita, l'impianto più semplice è quello che suona meglio!
Meno processori di segnale (includendo equalizzatori e crossover attivi) ci sono nel sistema, minori saranno i disturbi e le degradazioni del suono. Ciò permette anche di risparmiare dei soldi!
Processori surround e bass reinforcement sono soltanto dei gadget, utili solo per arricchire chi li vende, dimostrandosi totalmente superflui in un sistema correttamente progettato.
Al momento di questa revisione, l'Alpine ha prodotto per la sua linea di punta un processore le cui caratteristiche dovrebbero porlo ai vertici della produzione Car in questo settore, il prezzo però è estremamente elevato.
Altrettanto interessante pare essere il nuovo sistema della Pioneer P9R.
Non avendo ancora avuto modo di testarlo sul campo, preferiamo rimandare alla prossima revisione della Faq ulteriori commenti sullo stesso

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3,29 Quali sono le migliori marche di processori di segnale?[papy]

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Se proprio decidi di comprare un processore di segnale, cerca di andare su marche come: AudioControl, Phoenix Gold, Zapco.
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3,30 Ho sentito che l'altoparlante r della marca X è fatto dalla marca Y. Qual’è la verità ?[IDB, DK]
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Molti degli altoparlanti in commercio sono costruiti in fabbriche insieme ad ''altri'' altoparlanti.
Questo non implica due marche siano anche vagamente simili. L'uso in comune di catene di montaggio è pratica assai diffusa al fine di ridurre le spese di produzione. Questo perchè è spesso molto più conveniente delegare la costruzione dei propri prodotti (su proprie specifiche) ad aziende specializzate, piuttosto che acquistare le linee di produzione.
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3,31 Cos'è un amplificatore di linea? Ho bisogno di comprarne uno?[LC,IDB]

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Un amplificatore di linea è un'apparecchiatura che amplifica un segnale, ad esempio il segnale di basso-livello della sorgente. Gli amplificatori di linea sono fatti per amplificare il segnale di livello della linea fino ad oltre 10 Volt. Questo perché l'automobile è piena di possibili fonti di disturbi elettrici. I cavi RCA, durante il loro percorso, possono ricevere dei disturbi prima di giungere all'amplificatore. Elevando il livello del segnale ad un voltaggio così alto, diminuisce la possibilità che il rumore entri sulla line. Chiaramente non tutti gli amplificatori finali sono in grado di accettare in entrata 10 Volt. Per risolvere questo problema, ci sono ricevitori di linea che riportano la tensione da 10 Volt a 1 volt. Di solito, l'amplificatore di linea è posto vicino alla fonte del segnale, mentre il ricevitore vicino al finale.
Nota
I disturbi cui ci riferiamo sono indotti e non sono dovuti ad anelli di massa o ronzii del motore. Un modo semplice per lottare contro questo rumore (non di eliminarlo) è incrementare il segnale trasportato dai cavi RCA. In questo modo avremo un rapporto segnale/rumore indotto più elevato una volta giunti alla destinazione del cavo. La maggior parte delle sorgenti produce una tensione di uscita abbastanza bassa (inferiore a 1,5 Volt), benché recentemente alcuni produttori abbiano cominciato a distribuire sorgenti con uscite a 4/5 Volt.
L'amplificatore di linea aumenterà la gamma dinamica in casi in cui il rumore eccessivo maschera i segnali di livello più bassi. Ad ogni modo, un amplificatore di linea non aumenterà la gamma dinamica quando usato in un sistema con pochissimi rumori.
Esistono anche dei casi dove l'amplificatore non sfrutta al massimo il suo potenziale, come quando il suo guadagno è al massimo ed il volume sulla sorgente anche. Diversi amplificatori americani rinomati raccomandano tensioni d'ingresso minime dai 5 agli 8 Volt. Aggiungere un amplificatore di linea, in questo caso, permetterà di regolare correttamente il guadagno dell'amplificatore e di utilizzare un volume d'uscita più basso sulla sorgente.
Prima di comprare un Amplificatore di linea, occorre ricordare che tutte le elettroniche hanno un proprio rumore. Così se non si è in presenza di un caso serio di rumore indotto, un amplificatore di linea potrebbe sostituire con il proprio il rumore che si vorrebbe nascondere.
L'amplificatore di linea è una ''pezza'' al problema del rumore piuttosto che una soluzione!
La nostra esperienza personale suggerisce che un sistema propriamente installato e senza componenti difettosi avrà poco rumore, anche se si utilizzano componenti di livello medio/basso.
Anche molti crossover ed equalizzatori hanno segnali d'uscita elevati, arrivando, in alcuni casi anche ad 8 Volt
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3,32 Posso suonare i miei MP3 in macchina?[IDB]

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Al momento della prima stesura di questa FAQ nessun file audio MP3 (MPEG Layer 3) scritto su un CD-ROM poteva essere letto da un sintolettore Cd o da un Cd Changer.
Molti appassionati, hanno speso ore per cercare di abbinare l'hardware dedicato alla lettura degli MP3 al proprio impianto.
Oggi invece ci sono svariati sistemi commerciali disponibili, le maggiori case hanno presentato diversi sintolettori in grado di leggere file in formato MP3 su particolari supporti, pare che alcune marche abbiano presentato anche dei sintolettori in grado di leggere i Cd Rom.
Non ritenendo comunque l' MP3 degno di essere inserito in un impianto Hi-Fi che si rispetti (a causa dell' elevato livello di compressione e della conseguente bassa qualità) preferiamo non approfondire ulteriormente l' argomento.
Uno delle migliori fonti per informazioni per riprodurre file MP3 nella tua auto è comunque:
http://www.mp3car.com

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3.33 Perche’ i Cd masterizzati suonano peggio di quelli originali? Come posso fare una copia il più simile possibile all’originale? [McG]

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Il problema principale è derivato dal fattore di riflessione che il CD-R presenta, più è basso maggiore è la perdita di dati in lettura, con conseguente decadimento della qualità del segnale in uscita. Oltre a questo sono importanti la perfetta simmetricità ed equilibratura del supporto, nonché il minore tasso possibile di errori presenti sulla superficie del disco e del rumore digitale esistente.
È molto importante la potenza e la qualità del raggio laser, sia del masterizzatore che del lettore. Ad esempio i lettori CD portatili, vista la scarsa potenza del laser installata dovuta ad ovvie ragioni di consumo, sono quelli che danno i maggiori problemi di lettura dei CD-R. Ciò si manifesta sia come impossibilità totale di lettura (scritta No Disk), sia come drastica riduzione della qualità dell'ascolto (in genere compensata dai limiti d'ascolto che un walkmanCD offre).
Per eseguire una copia il più possibile perfetta del CD (supponiamo sia un CD audio originale), è necessario avere un masterizzatore d'elevata qualità, ma non solo. Infatti, è altrettanto importante il tipo di CD-R vergine scelto e, soprattutto, la velocità di scrittura con cui s'incidono i dati. Avendo fatto innumerevoli prove di masterizzazione, seguite da sessioni d'ascolto, posso affermare che la differenza qualitativa tra una copia fatta a velocità 1X ed una fatta a 4X, o superiore, è notevole. Per questo motivo i CD che masterizziamo in studio da inviare ai produttori musicali o per fare le matrici future, sono sempre incisi a velocitàle 1X. Altrettanto importante è la scelta del CD-R vergine. Tra quelli normalmente in commercio da noi testati, si è distinto il TDK STUDIO che, pur costando oltre 4.000 lire, offre prestazioni di livello superiore a tutti gli altri.
Le copie fatte con questi CD si sono dimostrate estremamente vicine all'originale e le differenze sono quasi indistinguibili. Fra l'altro il TDK è uno dei pochissimi CD-R vergine che, anche se masterizzato a 4X o superiore, viene letto benissimo da tutti i lettori CD, comprese le playstation e i lettori CD audio portatili.
Occorre inoltre ricordare che tutti i lettori CD hanno un emissione propria, più o meno accentuata, di spurie digitali dovute a svariati motivi. Queste si sommano agli errori di lettura dei dati dovute a vibrazioni, impurità sulla superficie del disco, imperfetta simmetria centrale del suppotro e rumore digitale preesistente.
In conclusione, se volete ridurre al minimo le imperfezioni tra CD originale e copia masterizzata, conviene spendere 1000 lire in più per un CD-R vergine di ottima fattura e soprattutto che lo masterizziate ad una velocità bassa (1X è meglio). Ho avuto modo di analizzare due CD-R masterizzati, uno a 1X ed uno a 4X, col microscopio elettronico del laboratorio della mia università. La differenza di precisione e dimensione dei solchi incisi sono enorm

Marco
13/1/2004
21.09.37
Fig1
Marco
13/1/2004
21.09.45
Fig2
Marco
13/1/2004
21.09.54
Fig3
Marco
13/1/2004
21.10.14
Fig4
Marco
13/1/2004
21.10.21
Fig5
Marco
13/1/2004
21.10.28
Fig6
Marco
13/1/2004
21.10.36
Fig7
NWAC
27/1/2004
15.32.28
che mi dici di una sorgente alpine 60x4?modello 9812rr
Snake2
30/1/2004
19.37.56
9812rr alpine... ottima!!! ne ho montata una su una punto gt... per la quale ho costruito un subwoofer... ottima di acustica meccanica ed estetica.... se vuoi info chiedimi pure...
60x4 che non hanno rivali.... 60x4 alpine sono micidiali!!!

la foto del sub che accompagna l'impianto composto da 4 canali a 3 vie della boss la trovi su cuneotuning.com
NWAC
30/1/2004
21.58.38
dì snake...vedo che come idee sul tuning siamo molto simili....prossimo raduno ci dobbiamo beccare di fisso,ok?!?così ti faccio dare un'occhiata alla mia ''bambina''(206 gti).
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